lunedì 24 gennaio 2011

Il parroco Preciano

Fra' - La Sposa
Prima di raccontare la mia prova abito da sposa... c'è molto da raccontare! :-) bisogna affrontare l'affare spinoso dell'incontro con il parroco di Preci.
Davi Lo Sposo racconterà nel dettaglio l'atmosfera da brivido che circondava l'Abbazia di Sant'Eutizio e tutto il respiro molto horror della situazione.

A me, dunque, resta la perplessità. Sì, perchè i ricordi di Sant'Eutizio, per me, sono chiusi in un cassetto di cui solo io ho la chiave, ricordi che hanno i colori caldi del sole di giugno, i corridoi dell'Abbazia aperti e noi ragazzini a correre da una stanza a un'altra. Ho ancora nel naso l'odore del Fabuloso Rosa che usavamo per pulire le stanze, l'odore di sugo dalla cucina e il refettorio, il giardino chiuso dal cancello di ferro e le stanze scavate nella montagna dove un tempo dormivano gli eremiti.

Abbazia di Sant'Eutizio

E poi, Sant'Eutizio per me è Don Fabrizio, Rosario, Giulio e gli altri come me, che passavano l'estate su, a imparare a suonare la chitarra (io non ho mai neanche provato), a incollare i santini nelle tavolette di legno e a sfogliare i libri della chirurgia preciana, che erano messi lì, in un armadio qualsiasi, e che noi avevamo la possibilità di sfogliare con tutto il rispetto per la loro storia (che almeno io, non conoscevo se non per i racconti di mia madre).

Ho passato due estati così, e il ricordo più bello è l'abbraccio di Rosario, quando con la prima cotta per un ragazzo (un pò tossico, lo possiamo dire!) mi sono allontanata dal gruppo.
Ecco, di questa immagine di comunità hippy non c'è più niente. Oggi l'Abbazia è una macchina ben oleata che ospita i miei detestati boy scout (odiati perchè non si capisce con che diritto, ma in ogni posto dove vanno si sentono padroni, sarà grazie al fazzolettino al collo o ai calzettoni da idiota?!), prato pettinato ai bordi del viale, il museo della chirurgia preciana (dove ci sono anche quei libri che sfogliavo da ragazzina) e un cambio di preti e responsabili che fa spavento.

Così ti ritrovi a parlare con un parroco che non ti conosce, che non sa niente di te e della tua famiglia, della tua storia e del tuo legame con il luogo e che ti scruta dentro. Ecco la mia perplessità. Da un lato, s'intende! Dall'altro lato è giusto così, sono cristiana, devo sottostare a delle regole, non fa una piega. Anche se di pieghe ce ne sono molte.

Ma, al di là del fatto che il concetto di idolatria mi ha turbato e la critica alla preghiera con il rosario mi ha fatto alzare il sopracciglio, l'offerta del torroncino al cioccolato per allentare la tensione mi ha fatto piacere.
Ora aspetto Febbraio, quando torneremo a Preci e magari ci rincontreremo! :-)

Davi - Lo Sposo
La notte era ormai scesa e dovevamo andare all'incontro con il parroco. Eccoci quindi diretti verso l'Abbazia di Sant'Eutizio. Le curve da Piedivalle ci hanno portato fino a su e siamo arrivati in un'Abbazia deserta dove l'unica presenza oltre a noi due era il freddo secco e pungente.
L'Abbazia era deserta e illuminata da una luce giallastra che la rendeva affascinante ma anche un po' sinistra. Abbiamo parcheggiato la macchina e quando ci siamo diretti verso l'ingresso solo il rumore dei nostri passi risuonava nel viottolo. Superato l'arco d'ingresso, abbiamo notato la porta della chiesa aperta su un buio per niente invitante, altri passi ed eccoci di fronte alla fontana. Alzando gli occhi al cielo si vedeva la montagna, il grande campanile che si perdeva nel cielo buio e... il cimitero.
L'acqua della fontana era ora il sottofondo della nostra visita e Fra decise di bussare. Due colpi alla porta ma nessuna risposta. A quel punto pensai Vabbe' non c'e' nessuno, ce ne andiamo mentre Fra la temeraria disse Proviamo l'altra porta.  Invece la porta si apri' e ci accolse il parroco che ci condusse nei corridoi silenziosi e freddi. Le porte piccole, il refettorio vuoto e buio e tanto silenzio.
Ci siamo seduti nell'ufficio del parroco avvolto da centinaia di libri e comincia l'interrogatorio. Sembrava il processo di Kafka. Eravamo colpevoli ma non ne sapevamo il perche'. Il gelo era tangibile e la conversazione rigida ci rivelo' un parroco benedettino molto Raztinger. Per fortuna tutto passo' anche se il tempo sembrava si fosse fermato. Ci ha un po' terrorizzato questo parroco anche se una cosa positiva ce l'ha, una profonda voce d'attore, almeno la predica che ci aspetta il giorno del matrimonio sara' piu' sopportabile.
Il giorno dopo volevamo vedere la chiesa ma avevamo timore d'incrociarlo, incrociare di nuovo il suo sguardo e sentirci peccatori... Ora l'appuntamento e' a Pasqua e dovremo stare anche in prima fila infatti Fra ha detto Quello ci cerca il giorno di Pasqua...e noi ci saremo sorridenti e bravi come due angioletti, sperando che la colazione pasquale non ci rimanga sullo stomaco :-)

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